Cos'è l'economia circolare ?
COME NATURA INSEGNA
Cade il terzo sabato del mese di ottobre - quest’anno il giorno 16 - il “Reparation Day”, data in cui in molte parti del mondo si celebra la necessità di aggiustare invece che consumare e buttare.
Quest’anno 2021, appena due sabati prima della celebrazione, sull’abside della Chiesa Valdese di Milano sono andati in scena “riparatori” e “riparatrici” che sedevano tutti concentrati nel lavoro. Con gli attrezzi in mano, hanno aggiustato computer, telefonini, radio, una macchina da cucire, un orologio da polso, un phon, un megafono, una lampada led, un citofono e una coppia di stereo, davanti allo sguardo attento dei proprietari, in trepida attesa che venisse tutto aggiustato.
Si è trattato del terzo Restart Party - la festa che offre seconda vita agli oggetti elettronici ed elettrici - ospitata dal gruppo ambientalista della chiesa, il Gallo Verde, e officiato da Restarters, PC Officina (che promuove anche il software libero) e la rete nazionale di “riciclatori” intitolata Giacimenti Urbani.
Raccontare come sono nati in particolare i restarters è utile per capire cosa succede in genere alla vita globalizzata delle “cose”.
“Circa sei anni fa un ragazzo italiano e una sua collega statunitense tirarono le somme della loro esperienza in Kenia, dove avevano lavorato per fornire materiale informatico agli ospedali” racconta Savino Curci, uno dei riparatori presenti in chiesa, “Ugo Vallauri e Janet Gaunter avevano avuto il tempo, durante il loro soggiorno, di accorgersi della gran creatività degli africani, che avevano l’abitudine di trasformare in qualcosa di utile o artistico gli oggetti che nel mondo occidentale sarebbero stati considerati spazzatura”.
Tornati a Londra Ugo e Janet hanno inaugurato il Restart Project che si è diffuso dall’Europa agli Stati Uniti e al Sud America.
L’Africa da cui sono partiti è di fatto al centro del problema. Lo racconta anche il documentario proiettato durante il Restar Party di ottobre, intitolato From trash to treasure (dalla spazzatura al tesoro), girato dalla regista Lara Lee nel piccolo e poverissimo stato del Lesotho. Scaricabile anche su YouTube, il video racconta l’ingegnosità con cui in diverse situazioni “il negativo può diventare positivo”. Una necessità urgente per un continente che fino ad oggi è stato utilizzato come discarica del mondo, anche se non ne siamo abbastanza consapevoli. Chi di noi, ad esempio, ricorda più la incredibile tragedia occorsa in Etiopia circa quattro anni fa, quando da un immenso deposito di immondizia alla periferia di Adis Abeba si staccò una slavina che inghiottì le baracche costruite lì accanto e provocò più di 30 morti? Non è un fatto assurdo da immaginare?
Eppure quella lontana assurda frana di immondizie può rappresentare un monito per l’attuale globalizzato modello di sviluppo che sta consumando le risorse del pianeta destinate alle generazioni future, mentre lascia in eredità montagne di rifiuti.
Il sistema economico originato due secoli fa con la rivoluzione industriale, in cui produrre, consumare e gettare viene definito “lineare”, per distinguerlo da quello “circolare” della natura, in cui ogni organismo, animale e vegetale, nasce, cresce e alla fine, morendo e tornando alla terra, all’aria, all’acqua, contribuisce a generare nuova vita ancora, in un ciclo virtuoso e infinito.
Ecco quindi che, abbandonando un sistema che sta procurando tanti danni al Creato, e prendendo ispirazione dal Creato stesso, si sta facendo strada, anche per la produzione e il consumo di oggetti, il modello della “economia circolare”. Rifiutando l’idea di “rifiuto” l’economia circolare nel sistema industriale progetta oggetti di ecodesign, con l’accortezza che le materie prime di cui sono fatti, alla fine del periodo dell’uso, possano essere separate e servire, come “materie prime seconde”, alla creazione di altri oggetti. E diverse aziende e università anche italiane si stanno orientando verso questa filosofia.
“Come Restarters internazionali ci siamo incontrati a Londra e Berlino nel 2017 e 2019 per due FixFest (fix significa aggiustare ndr)” racconta Curci, “Combattere l’obsolescenza programmata non basta. Bisogna fare pressione sulle istituzioni per quello che noi chiamiamo il ‘diritto alla riparazione’”.
E finalmente, nel marzo di due anni fa, l’Unione Europea ha emanato una direttiva riguardante alcuni prodotti come televisori, lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, per rendere obbligatorio che le singole parti che li compongono non siano saldate ma smontabili. Con la garanzia di rendere disponibili i pezzi di ricambio ai riparatori.
Parafrasando Neil Armstrong, nel ’69, quando mise piede sulla luna: "Un piccolo passo per l’Europa, ma un buon inizio per l’umanità in ecocammino".
Francesca Grazzini